MOLTO PROBABILMENTE SI,
SPECIALMENTE NELLE DONNE


L'ipertrigliceridemia è una comune forma di Dislipidemia familiare che è frequentemente associata con la malattia coronarica prematura (1): ovverosia il verificarsi di un infarto miocardico o la necessità di una procedura coronarica prima 55 anni di età per gli uomini e 65 anni per le donne.

Tuttavia rimane controverso se l’ipertrigliceridemia isolata causi direttamente la malattia coronarica o sia invece un marker di altre anomalie delle lipoproteine che a loro volta causano la malattia coronarica prematura (2). In particolare, l’ipertrigliceridemia correla strettamente con la presenza di piccole particelle dense di colesterolo LDL e con la riduzione nella componente HDL2 del colesterolo HDL: entrambe queste condizioni sono note per essere associate con la malattia coronarica prematura. Infatti l'ipertrigliceridemia predice la malattia coronarica dopo l’aggiustamento dei vari fattori di rischio tradizionali, ma tale rischio diminuisce molto dopo l’aggiustamento per l’LDL o le subfrazioni di HDL. Un importante studio (3)  ha infatti visto che l’aumento dei trigliceridi plasmatici è associato ad un aumento del 32% del rischio di malattie cardiovascolari negli uomini e rispettivamente del 76% nelle donne; dopo l’aggiustamento per il colesterolo HDL e LDL, questi rischi sono diminuiti al 14% negli uomini e al 37% nelle donne.

Questa evidente differenza tra i due generi ha fatto concludere che i trigliceridi possano essere il miglior predittore per lo sviluppo di malattie coronariche nelle donne mentre il colesterolo lo sia negli uomini (4-5). Ancora più sorprendentemente si è visto che solo l'aumento dei livelli di trigliceridi è associato con la mortalità totale, mentre quelli del colesterolo no.

Diverse malattie che geneticamente determinano Ipertrigliceridemia sono certamente associate alle malattie cardiovascolari. In particolare: l’Iperlipidemia Familiare Combinata, l’Ipoalfalipoproteinemia Familiare (entrambe colpiscono l’1% della popolazione) e la dislipidemia residua nei pazienti con un Diabete Mellito tipo 2 ben controllato (che colpisce il 5% della popolazione). Insieme questi 3 disturbi rappresenterebbero fino al 50% degli eventi coronarici precoci (6). Pertanto queste diagnosi giustificano interventi aggressivi per ridurre il rischio cardiovascolare che vi è associato.

Al contrario, un'altra forma ereditaria (l’Ipertigliceridemia familiare monogenica che colpisce anche lei circa 1% della popolazione) non è associata a malattia coronarica prematura, e deve quindi essere distinta dalle forme precedenti nelle scelte terapeutiche (7).

L’obesità (specie quella centrale) è spesso associata ad Ipertrigliceridemia ed alla diminuzione del Colesterolo HDL, per il configurarsi dell’insulino-resistenza; questa condizione si riscontra nella Sindrome Metabolica. In questa patologia si manifesta frequentemente il Diabete Mellito tipo 2 e si associa ad un aumento della malattia coronarica; non è tuttavia ancora chiaro se questa predisposizione alla malattia coronarica prematura permane anche in assenza del Diabete(8).

Altre anomalie che danno ipertrigliceridemia secondaria includono il trattamento con diversi farmaci (Estrogeni ed Androgeni, Glicocorticoidi, Tiazidici, Beta-Bloccanti, ecc…), il consumo eccessivo di alcol e le forme secondarie di Ipertrigliceridemia che si hanno nell’Insufficienza renale terminale, nell’ipotiroidismo, nell’HIV, ecc.. che devono essere considerate nel loro contesto e sono dissociabili dalla correlazione con le malattie cardiovascolari precoci.

 

BIBLIOGRAFIA